Basterebbe ricordare alcuni elementi della tradizione e della cultura contadina del nostro territorio per illustrare le ragioni della scelta tematica del nostro artistico calendario 2015. Alcuni assurti a simbolo della civiltà locale, alcuni divenuti icona delle consuetudini alimentari popolari.
Expo Milano 2015 - attraverso il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”- offre occasioni per raccontare storie di popoli, storie di cibo, accogliendo Paesi di tutto il mondo.
Il setaccio per la farina e i tre grappoli d’uva nera raffigurati nello stemma del Comune di Marcallo con Casone ricordano le due principali coltivazioni che le peculiari caratteristiche della terra e dell’acqua consentivano nella campagna circostante. Questi simboli si intrecciano con immagini sfuocate della mia infanzia: l’intensa coltivazione del grano, la presenza di alcuni vigneti, ultime tracce di una produzione fiorente fino al 1800, che segnavano, come i gelsi, i confini delle proprietà nelle vigne, o i rimanenti filari in alcuni grandi cortili, sottratti alla campagna. Come l’aroma intenso della vinaccia che si diffondeva nella via principale del paese in autunno.
Nelle santelle viarie, nei cascinali e nelle stalle non è raro trovare ancora oggi segni sbiaditi della devozione a “Sant’Antonio del porcello”, così chiamato dagli anziani. La leggenda e l’iconografia popolare, dal Medioevo ad oggi, associano il maiale a Sant’Antonio Abate. Nella tradizione locale l’uccisione del maiale, spesso nel cuore dell’inverno, era un rito collettivo, un momento di festa e di condivisione per adulti e bambini. E del maiale tutto veniva consumato.
Storie di donne, storie di cibo, come quella delle mondine, o mondariso, cui negli anni Cinquanta, veniva affidato l’arduo impegno stagionale della “monda” e del trapianto manuale delle piantine di riso. Le stanze delle mondine e i loro attrezzi sono ancora oggi conservati in alcune cascine vicine. E di riso e risotti sono ricchi i ricettari della cucina borghese e contadina.
“Il pane di ieri è buono domani”. Questo detto contadino offre “un insegnamento più vasto: il nutrimento solido che viene dal passato è buono anche per il futuro e i principi sostanziali che hanno alimentato l’esistenza di chi ci ha preceduto sono in grado di sostenere anche noi e di darci vita, gioia, serena condivisione nel nostro stare al mondo accanto a quanti amiamo” (E. Bianchi “Il pane di ieri”, ed. Einaudi,2008 pagg.7-8).
Sia questo l’augurio per ogni donna e ogni uomo del nostro tempo all’inizio del nuovo anno.
La Vostra Preside
Marisa Oldani
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